di Paolo Moscetta, EDITeam*

Il tema della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro torna ad essere periodicamente d’attualità, come hanno testimoniato i relatori del recente Vertice Nazionale Salute Scurezza Ambiente, svoltosi a Roma.

L’attenzione verso le condizioni dei lavoratori soffre di prolungati periodi di stasi, per riattivarsi ogni qual volta accada un infortunio eclatante, capace di scuotere l’opinione pubblica nonostante il torpore dell’etica e delle coscienze nel quale sembra che ci si trovi avvolti ormai da decenni.

Il nuovo elemento è la spettacolarizzazione: il sentire comune si manifesta in termini di indignazione e condanna specie quando le morti riguardano giovani, donne o ragazzi, meglio se di bell’aspetto e con storie familiari già sfortunate o un passato difficile da mostrare in qualche programma pomeridiano della TV generalista.

Il problema delle c.d. morti bianche è molto più vasto di quanto si possa apprendere dalla televisione e riguarda oltre un migliaio di lavoratori all’anno, che si spengono nel silenzio, fuori dai radar dei media.

La ripartenza delle attività produttive “post lockdown” ha comportato, a fronte di una ripresa economica per altro inizialmente modesta, un abbassamento della soglia di attenzione verso le misure di prevenzione e protezione viste come un intralcio al riavvio del lavoro, la cui connotazione di “mercato” doveva essere il basso costo e il sacrificio dei diritti.

Anche le istituzioni sono state protagoniste di scelte a volte discutibili o apparentemente prive di logica, sia in riguardo alle misure previste dai DPCM susseguitisi dalla proclamazione dello stato di emergenza in poi, che nel sostegno economico alle imprese.

Le politiche rivolte al mercato del lavoro ed al sostegno all’industria e allo sviluppo agricolo, dagli anni del boom economico ad oggi, non sono state al passo con il mutare della società e non hanno saputo leggere pienamente gli scenari internazionali, facendo così indebolire il tessuto produttivo del Paese e provocando deindustrializzazione e impoverimento.

Sul fronte delle azioni istituzionali mirate alla tutela dei lavoratori si è continuato a rincorrere l’applicazione delle norme nel miraggio che la sicurezza tecnica prima, e l’organizzazione del lavoro poi, potessero garantire gli standard minimi di sicurezza e salute e il contenimento degli infortuni gravi-mortali e la crescita delle malattie professionali.

Sappiamo che questo non è avvenuto, o almeno è avvenuto solo in parte ed a fasi alterne, mentre siamo oramai coscienti del fatto che siano venute a mancare azioni più organiche e mirate a gestire la complessità, in grado di stimolare la creazione di reti tra istituzioni ed imprese, e che non siano state sufficientemente sostenute le capacità di attivare percorsi di assistenza e non solo di vigilanza da parte degli enti preposti.

I piani mirati di prevenzione oggi inseriti nel PNP 2020 – 2025 come “modus operandi” standard da adottare, sono declinati dalle Regioni a “regime ridotto”, e con scarse risorse, con un impatto negativo sull’avvio di processi virtuosi che consentirebbero l’adozione di un approccio più adeguato ai tempi e di più ampio respiro, nell’intento di rendere più efficaci e sostenibili gli interventi di prevenzione, consentendone un impatto consolidato nel tempo.

Il principio ”health in all policies” sposta i riflettori dal mondo del lavoro alla dimensione globale della vita di ogni individuo, ponendo una particolare attenzione sulla promozione della salute in ogni ambito, anche attraverso il potenziamento dell’informazione e della formazione.

Ancora una volta, la cronaca degli scorsi mesi ci anticipa nell’affrontare uno dei temi principali: la formazione dei giovani e la promozione di azioni capaci di dare nuova linfa ad una visione etica del lavoro, fondato sui valori della vita e della persona. Alcune morti sono state più dolorose di altre, per l’età di chi è stato coinvolto e per le circostanze nelle quali sono avvenuti diversi incidenti. L’autunno e l’inverno 2021, così come l’inizio del 2022, sono stati segnati da infortuni mortali avvenuti a ragazzi impegnati in aziende, durante lo svolgimento dei percorsi curriculari conosciuti come alternanza scuola-lavoro (ora denominati con l’acronimo PTCO – Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento).

Torna pertanto prepotentemente alla ribalta la necessità di entrare nelle scuole, insieme agli studenti, per occuparci di promozione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E’ evidente che, così come nessuna azienda può avere successo nelle azioni di prevenzione messe in atto se non si dota di una organizzazione consapevole e matura, allo stesso modo non potremmo sperare di avere lavoratori attenti, consapevoli e coscienti dell’importanza del valore della salute e della sicurezza se non saremmo capaci di stimolare le loro competenze, le loro abilità cognitive e il loro interesse fin dall’età scolare.

Le pregresse esperienze territoriali attuate in diverse Regioni non hanno avuto continuità, ma si sono spente perché frutto di progetti destinati ad esaurirsi, spesso legati ad interventi i cui risultati non sono stati disegnati con gli stakeholders, restando a carattere strettamente locale.

Tenendo fede a quelle che sono le prerogative del profilo professionale del Tecnico della Prevenzione, nell’intento di portare a compimento un intervento multidisciplinare e “di rete”, UNPISI avrebbe le competenze qualificate per sviluppare azioni sinergiche in materia, dando seguito alle esperienze maturate in tale ambito (Bando INDIRE 2015 Memory Safe).

Il campo applicativo in materia è molto ampio, ed oltre alle potenzialità progettuali che hanno visto gli studenti come diretti beneficiari delle iniziative, il Ministero dell’Istruzione favorisce anche la collaborazione inter-istituzionale con le Amministrazioni Scolastiche, nell’intento di garantire ai docenti un aggiornamento professionale sulle proprie discipline e sui nuovi modelli innovativi ed efficaci d’insegnamento, incluso l’ambito dell’educazione alle competenze trasversali, tra cui i percorsi curricolari integrati conosciuti come alternanza scuola-lavoro.

Tale collaborazione è attualmente regolamentata dai numerosi Protocolli d’Intesa sottoscritti con il MIUR, oppure attraverso la piattaforma digitale SOFIA, finalizzata alla gestione dei corsi di almeno 20 ore rivolti al personale scolastico su proposta dei soggetti formatori e delle associazioni che presentano al MIUR, entro il 15 ottobre di ciascun anno, istanze di accreditamento o qualificazione a carattere interregionale, oppure proponendo il riconoscimento territoriale delle singole iniziative formative all’Ufficio Scolastico Regionale competente.

La normativa attuale permette di richiedere l’accreditamento ai soggetti che dispongono di atto costitutivo e di statuto redatti per atto pubblico e che prevedono espressamente, nello scopo statutario, la formazione in almeno uno degli ambiti di cui all’allegato alla Direttiva 170 del 2016

UNPISI, in qualità di ente nazionale iscritto nell’Elenco delle Società scientifiche e delle Associazioni tecnico-scientifiche del Ministero della Salute, e con scopi statutari di soggetto formatore nell’ambito specifico “Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” potrà svolgere un ruolo importante, con buone potenzialità future nel contribuire all’implementazione e sviluppo delle buone pratiche nella didattica e nella ricerca, così come dimostrano le esperienze finora maturate dalle organizzazioni afferenti a ENETOSH, network europeo impegnato dal 2005 nell’integrazione della salute e sicurezza sul lavoro nel sistema di istruzione.

A sostegno di tale approccio, mi auguro che il presente contributo possa essere condiviso dal maggior numero di colleghi, ed auspico che la materia possa divenire oggetto di un prossimo confronto o aggiornamento professionale, attraverso una videoconferenza tematica rivolta agli associati.

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*EDITeam è un OpenLab di scrittura promosso da UNPISI ed aperto ai colleghi interessati a valorizzare le proprie abilità di redazione e divulgazione tecnico-scientifica. Le richieste di partecipazione dovranno pervenire via email all’indirizzo newsletter@unpisi.it

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Posted 11.04.22 ⁄ Revised 15.04.22 ⁄ Published 16.04.2022

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